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Pugnitello: un vino unico, profuma di sacrificio e riscoperta

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Pugnitello: un vino unico, profuma di sacrificio e riscoperta

Come poche altre aziende del Chianti Classico, Pieve di Campoli ha l’orgoglio di presentare il Pugnitello IGT, risultato della vinificazione in purezza della varietà autoctona toscana che si credeva definitivamente scomparsa.

Bere un calice di Pugnitello IGT Pieve di Campoli è un’esperienza intensa e in qualche modo esclusiva. Il colore rosso rubino e le tonalità violacee rapiscono gli occhi mentre il gusto pieno incanta il palato. Ma la sua ricchezza e unicità non risiede soltanto nei valori organolettici, ma si estende a una storia, a un doppio registro di eventi ed episodi, in cui il confine tra esistente e inesistente è sottilissimo. Una storia in cui la differenza la fa l’uomo grazie alla curiosità, alla tenacia, a un’inesauribile passione per le sfide.

Il Pugnitello di Pieve di Campoli è stato impiantato e coltivato sulla Vigna della Cipressa , un’area che, come già raccontato in una precedente storia, sembrava negare, con la sua distesa di rocce, qualsiasi possibilità di dimora. I mesi di costante lotta con la terra parevano ricordare le vicende di Adam Trask, protagonista de La valle dell’Eden di John Steinbeck , che lavora assiduamente perché il suo paradiso sulla terra possa fiorire. E così dopo innumerevoli sforzi la Vigna della Cipressa è venuta fuori: un monumento alla fatica e alla bellezza. Un luogo ideale per ospitare una varietà peculiare, risultato di anni di ricerca e lavoro.

Una varietà autoctona toscana che per anni fu ritenuta definitivamente scomparsa.

Quando si parla di Pugnitello il confine tra esistente e inesistente è sottilissimo. Si tratta infatti di una varietà autoctona toscana che per anni fu ritenuta definitivamente scomparsa. Il Pugnitello è un vitigno a bacca nera la cui individuazione in passato era già abbastanza confusa: spesso scambiato per Sangiovese per la forma dei chicchi simili ma più piccoli, altre volte invece veniva ricondotto al Montepulciano. A causa della sua scarsa produttività lentamente scomparve, complice anche l’arrivo dei grandi vitigni internazionali come Cabernet, Merlot e Syrah. Alla fine degli anni ’80, però, c’è stata un’inversione di rotta. L’Università di Firenze ha avviato un grande progetto di ricerca del patrimonio genetico dei vitigni autoctoni della Toscana che ha portato sulle colline di Grosseto alla riscoperta della varietà.

Ecco perché diciamo che bere un calice di Pugnitello IGT è un’esperienza rara. Al momento Pieve di Campoli è una delle poche imbottigliatrici di Pugnitello in purezza e, con un invecchiamento in barrique di 12 mesi, consegna un prodotto d’eccezione all’interno del vasto e popolato panorama del Chianti Classico.

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